Nell’intento di fare cosa gradita alla nostra pregevole Clientela, ed ai Visitatori del nostro sito, riportiamo qui di seguito alcune informazioni di carattere pratico inerenti le problematiche del pulito.
informazioni pratiche - rizzioli
informazioni pratiche - rizzioli

I PAVIMENTI

  • Marmo
    Con colorazioni e venature differenti (usato dagli antichi egiziani per rivestire le piramidi). Le venature sono generalmente denominate “venature magre”.
  • Travertino
    Assomiglia al marmo. E’ di colore biancastro, con porosità evidenti, e si discosta dal marmo per l’aspetto ruvido “camolato”.
  • Granito
    Assolutamente non poroso, di aspetto compatto, considerato tra le pietre più pregiate. A causa della sua compattezza risulta quasi impossibile proteggerlo con cere (normali o metallizzate), ma normalmente una buona levigatura e lucidatura sono sufficienti a preservarlo per anni. Diventa scivoloso se bagnato.
  • Ardesia
    Di caratteristiche opposte al granito: è molto porosa e se non viene trattata ha la particolarità di sbiancarsi uniformemente nel corso degli anni, e per questo viene apprezzata ed utilizzata per particolari effetti stilistici.
  • Pietra solara
    Molto resistente ed usata quasi sempre al naturale, senza levigatura o lucidatura (la si trova comunemente come bordatura nei marciapiedi).

 

Sono praticamente frantumi di pietre mescolate al cemento che serve da “colla”. Più bassa e meno visibile è la quantità di cemento impiegato, più alto è il pregio della pavimentazione.

  • Mosaico
    Sicuramente il più pregiato degli agglomerati (i mosaici di Ravenna sono conosciuti in tutto il mondo). Viene composto da tanti pezzetti di pietra, di colori diversi, ordinati per tonalità e/o dimensioni.
  • Graniglia
    Sono pezzetti di pietra di piccole dimensioni applicati alla pavimentazione di base col metodo “a gettata” e successivamente spatolati e levigati.
  • Palladiana
    Si differenzia dalla graniglia per le dimensioni dei pezzi di pietra che sono molto grandi, quasi lastre.
  • Marmettoni
    Sono in pratica dei “composti” di graniglia; sono cioè tante formelle di graniglia che una volta essicate vengono stese ed accostate sul pavimento di base, formando quasi una lastra.

Una volta costituiti dall’insieme di sostanze naturali come l’argilla, oggi si trovano prevalentemente composti anche da materie prime sintetiche.

  • Soletta in cemento
    La più conosciuta è quella realizzata con sabbia, pietrisco e cemento “Portland”. E’ abbastanza dura e resistente all’abrasione. Produce polvere, per sfregamento, se non viene trattata con appositi prodotti chimici antipolvere/impermeabilizzanti.
  • Cemento indurito (o quarzato)
    Comunemente usato nei capannoni industriali, presenta una formulazione simile a quella appena vista alla quale, però, vengono aggiunti correttivi come la polvere di quarzo, o granito, o carborundum, per aumentarne la resistenza all’azione meccanica (es.: passaggio di carrelli elevatori, automezzi, ecc.). L’applicazione delle predette sostanze indurenti viene effettuata con appositi macchinari comunemente denominati “elicotteri”. Lo si può trovare nei colori rosso, grigio o verde.
  • Cotto
    Storicamente il più antico esempio di pavimentazione, veniva prodotto impastando argilla e acqua, modellato e successivamente essicato al sole o cotto in appositi forni. Nel corso dei secoli, per motivi di praticità e di costo, la caratteristica forma di mattone pieno ha lasciato posto all’odierna piastra quadrata, rettangolare o esagonale. Il colore di base è quello del mattone con tendenza al rosso o al giallo (a seconda della zona di produzione). Nel corso degli anni sono state sviluppate diverse varianti alle colorazioni (esiste anche un cotto spagnolo di colore biancastro) ed all’aspetto finale della piastrella, mediante levigature più o meno accentuate o trattamenti chimici “al naturale” o colorati aventi funzione impermeabilizzante/antimacchia. Proprio la funzione antimacchia dei trattamenti è stata, negi anni, esaltata a causa della notevole porosità del cotto il quale, se non opportunamente trattato, tende ad assorbire lo sporco macchiandosi spesso irrimediabilmente.
  • Grès
    è una variante del cotto, prodotto mescolando: argilla, sabbia e sostanze indurenti, viene compresso per aumentarne la durezza e successivamente cotto a più di 900¡C. Il risultato di questa lavorazione è una mattonella di aspetto compatto, molto resistente al traffico (anche industriale), e poco porosa. Nel tipo “liscio” può rivelarsi abbastanza scivoloso se bagnato; per questo esistono varianti “a buccia d’arancia”, zigrinati o scanalati che però risultano, ovviamente, un po’ più difficoltosi da mantenere puliti.
  • Klinker
    Simile al grès, usato prevalentemente in ambito industriale, presenta maggiori doti di durezza e resistenza al traffico.
  • Ceramica “biscotto”
    Il sostantivo potrebbe trarre in inganno o suscitare ilarità…! In realtà si tratta dell’intramontabile mattonella lucida e compatta, cotta in forno due volte a temperature diverse, usata prevalentemente per i rivestimenti delle pareti dei bagni. La lucentezza è data da un sottile strato di silice che viene applicata alla fine del processo di cottura. La sua bellezza è anche il suo limite: infatti, se utilizzata come pavimento, mal sopporta l’usura al traffico pedonale perché, una volta consumato lo strato superficiale di “vetrificazione” (il vetro è ottenuto dalla silice) diventa praticamente inservibile e difficilissima da trattare con qualsiasi tipo di prodotto chimico protettivo, a causa della bassissima porosità. Il vetro è sensibile agli acidi: di conseguenza su questo tipo di materiale è meglio astenersi dall’uso di detergenti acidi. Di solito, il lato sottostante la parte lucida della mattonella, è di colore beige.
  • Ceramica “monocotto”
    Semplicemente “cotta una volta soltanto”, una volta impiegata solamente nelle pavimentazioni industriali, ora sta trovando sempre più larghi consensi nell’impiego civile. Solitamente di forma rettangolare, si presenta con aspetto “semivetrificato” piacevole alla vista. La ceramica monocotto, generalmente monocromatica, consente l’adesione di prodotti chimici protettivi. Il colore della parte sottostante è quasi sempre di colore bruno.

Altrimenti detti “resilienti”, cioè elastici, sono meno costosi delle pietre e degli agglomerati, e vengono oggigiorno impiegati per le grandi estensioni (ospedali, aeroporti, scuole, grandi uffici, ecc.). Sono generalmente porosi e quindi bisognosi di trattamenti protettivi. Spesso vengono erroneamente denominati pavimenti “sintetici”.

  • Linoleum
    Il più conosciuto tra i termoplastici, è composto da: segatura di legno, resine, coloranti e olio di lino; il tutto steso su un supporto di tela juta e successivamente lisciato. Lo si trova in commercio nelle versioni monocromatico o variegato. Particolare attenzione bisogna prestare alla pulitura di questo materiale che teme tutti i prodotti chimici molto alcalini (varechina, soda) che lo danneggiano irrimediabilmente decolorandolo ed essicandolo. Ben sopporta i prodotti chimici detersolventi. Lo si riconosce dagli altri pavimenti termoplastici per la caratteristica base a “tela di sacco” (tela juta) nella parte sottostante.
  • Gomma
    Tecnicamente simile al linoleum, è meno costosa, ed ha un buon isolamento acustico ( il rumore del traffico pedonale risulta attenuato) e per questo viene largamente usata nelle palestre. Come il linoleum teme i prodotti fortemente alcalini ed in più i detersolventi tendono a scioglierla. Le pavimentazioni in gomma hanno la seguente caratteristica: durante la produzione, per evitare che i fogli a caldo si incollino l’uno all’altro, vengono vaporizzate sostanze antiaderenti (di solito siliconiche) che hanno anche la funzione di preservare il prodotto durante il successivo stoccaggio. Proprio questo sottile strato di silicone renderà poi impossibile, durante la fase di inceratura, l’adesione dei prodotti chimici protettivi al punto da dover essere rimosso con specifici prodotti detergenti. Si distingue in: bullonato (o pastigliato), scanalato, bucciardato, a seconda della lavorazione.
  • PVC
    Cioè: PoliVinil-Cloruro. Presenta caratteristiche simili alla gomma, unite ad una maggiore resistenza e durezza. “Si spezza ma non si piega”: per questo resiste molto bene al traffico pedonale ed all’usura e meno bene, però, agli urti e ai tagli. Mediamente resistente a quasi tutti i prodotti chimici detergenti, viene prodotto e commercializzato in quadrati (ma anche in rotoli) nelle più disparate colorazioni, talvolta assomiglianti alle pietre naturali. I più conosciuti sono: l’amianto, l’omogeneo, l’eterogeneo.
  • “No-wax”
    E’ un particolare tipo di PVC, poco diffuso, con un alto grado di purezza delle sostanze usate nella produzione. Lo scopo, come si evince dal nome, è quello di evitare l’impiego di prodotti chimici ceranti (ma l’usura dovuta all’azione meccanica del traffico pedonale, prima o poi, richiede l’impiego di prodotti ceranti anche su questo tipi di rivestimento).
  • Antielettrostatico
    O antistatico. Come dice il nome, ha la caratteristica di scaricare a terra le correnti elettriche che potrebbero danneggiare i macchinari in determinati ambienti (CED, sale operatorie, ecc.). Di norma viene collegato ad una vera e propria “messa a terra” tramite morsettiere metalliche.
  • Parquet
    In italiano: palchetto o parchetto. E’ composto da tante tavolette di legno denominate “doghe” ricavate da diversi tipi di alberi; più pregiato è il tipo di legname utilizzato, maggiore è il pregio ed il costo del parquet. Un’altra discriminante è sicuramente il grado di durezza del legname utilizzato: maggiore è la durezza, maggiore sarà il prezzo. Comunque, per quanto duro sia, il legno è per sua natura poroso e quindi facilmente assorbe lo sporco. Per correggere questa caratteristica esistono sul mercato prodotti chimici protettivi “vetrificanti”, più o meno lucidi, che lo rendono impermeabile e resistente all’acqua e allo sporco. Si distinguono tra i parquet più usati: Resinosi: di legno abbastanza tenero, di colore chiaro, cui fanno parte il pino e l’abete. Pregiati: di consistenza più dura, colori più scuri, ricavati dal ciliegio, ulivo, quercia, faggio, ecc. Esotici: legnami molto duri, dai colori più disparati. Di questa famiglia fanno parte: teek, mogano, wenge, muave, pangapanga, ecc.
  • Sughero
    Per la sua particolare provenienza (dalla corteccia invece che dal tronco dell’albero) merita di essere considerato separatamente dagli altri tipi di parquet. Si tratta, per l’appunto, di granuli di corteccia di sughero pressati ad alta temperatura e tagliati in lastre spesse generalmente dai 10 ai 20 millimetri e di dimensioni quasi sempre 20 x 30 centimetri. Viene utilizzato per la ricerca di particolari effetti stilistici e per le sue ottime qualità di isolamento termico ed acustico.Se utilizzato come pavimento si usura facilmente ed altrettanto facilmente assorbe l’acqua e lo sporco. Il trattamento protettivo è di norma indispensabile.
  • Rivestimenti tessili
    Comunemente denominati “moquettes” (ma non sempre lo sono), vengono suddivisi principalmente in : naturali o sintetici. Tra i naturali, sicuramente quelli in fibra di lana sono i più conosciuti e pregiati. La lana ben sopporta i prodotti normalmente impiegati per le pulizie delle moquettes. Particolare attenzione va, comunque, prestata al tipo di supporto sul quale è montata perché, se posata su tela juta, una volta lavata tende a restringersi durante l’asciugatura. I rivestimenti tessili sintetici poco si discostano da quanto appena detto per la lana; difficilmente si restringono ma, se montati su un supporto di schiuma di gomma o di feltro “riposante”, necessitano di tempi di asciugatura lunghissimi. Buona norma è, comunque, utilizzare meno acqua possibile per la pulitura e consentire l’asciugatura con una buona ventilazione dei locali.

 

LO SPORCO

per non annoiare il lettore, riportiamo di seguito la sintesi di alcuni dei principali tipi di sporco. Va però osservato che, quasi sempre, una buona azione preventiva (zerbini di adeguate dimensioni, filtri su cappe aspiranti, buona ventilazione dei locali, inceratura e protezione dei pavimenti, delimitazione delle aree ove si svolgono operazioni particolarmente polverose, ecc.) riduce la formazione dello sporco ed abbassa i costi della manutenzione della pulizia.

La POLVERE è costituita da un insieme di particelle aventi dimensione di pochi micron (1 micron = 1/1000 di millimetro) in sospensione nell’aria e veicolate proprio dall’aria stessa. La polvere è originata da svariati fattori, tra i quali citiamo: il traffico automobilistico e pedonale, i gas di scarico, i fumi dei complessi industriali, gli scarichi dei gas combusti degli impianti di riscaldamento delle abitazioni, lo sfalcio erba, il polline dei fiori, ecc. Basti pensare che oltre il 70% delle persone che soffrono di problemi alle vie respiratorie è allergico proprio alla polvere.

Sintetizzando, possiamo affermare che le combinazioni in cui la polvere è presente sono le seguenti:

SPORCO MAGRO: composto da polvere + acqua
SPORCO GRASSO: composto da polvere + olio

è comune negli impianti industriali a causa di perdite di sostanze (lubrificanti, ecc.). Altri tipi di sporco grasso, però organico, possiamo trovarli in ambienti ospedalieri oppure in mense e/o cucine sotto forma di residui provenienti dalle attrezzature di cottura. Proprio da queste ultime proviene un tipo di sporco (definibile come “misto” animale/vegetale) tra i più ostinati il quale, sotto forma di aerosol, penetra in profondità sulle attrezzature, pareti e soffitti rendendone difficoltosa la rimozione.

sono derivati in larga parte dalla durezza dell’acqua (più l’acqua e dura maggiori sono i depositi calcarei) e generalmente si formano a causa della precipitazione in acqua dei sali di magnesio, calcio o silice. Danno origine ad incrostazioni biancastre o giallastre se presente anche la componente di sali di ferro. Non di meno dannosi sono vapori e gas (fumi metallici, idrocarburi, composti d’azoto, ecc.) che generalmente troviamo depositati sui tetti o muri di fabbricati.

è definibile come l’insieme degli altri tipi di sporco, ed è quello più comunemente visibile. Viene prodotto e veicolato con i mezzi più disparati: la suola delle scarpe durante una normale passeggiata, un trasloco, il fumo di una sigaretta, ecc. E’ il maggiore responsabile dell’imbrattamento dei pavimenti di abitazioni, uffici, corsie di ospedale. Le case produttrici di prodotti chimici testano i nuovi prodotti di manutenzione proprio su questo tipo di sporco.

TABELLA PRATICA PER LA SMACCHIATURA DELLA MOQUETTE

Assorbire la maggior quantità possibile con uno straccio pulito e lasciare asciugare. Trattare l’eventuale alone con shampoo specifico o alcool denaturato.

Shampoonare, quindi trattare con alcool denaturato.

 Tamponare con acqua tiepida (max. 50°C) addizionata con 3% di alcool denaturato

Tamponare con alcool etilico o percloretilene (1) e shampoonare. Se la macchia resiste tamponare con ammoniaca diluita al 5%.

Tamponare con alcool etilico o percloretilene (1) e shampoonare. Se la macchia resiste tamponare con ammoniaca diluita al 5%.

Tamponare con alcool etilico o percloretilene (1), poi shampoonare. Ripetere l’azione con alcool denaturato e in seguito shampoonare.

Applicare in foglio di carta assorbente e passare con un ferro tiepido. Tamponare con percloretilene (1) e in seguito shampoonare.

Tamponare con acqua tiepida (max. 50 °C) o con ammoniaca diluita al 5%.

Applicare alcool etilico o percloretilene (1), in seguito tamponare con acqua tiepida e shampoonare.

A olio: tamponare con alcool etilico poi shampoonare.
A tempera: se la macchia è fresca, tamponare con acqua fredda.
Una macchia non recente è molto difficile da rimuovere; consultare uno specialista.

Applicare alcool etilico o percloretilene (1), poi shampoonare. Se la macchia persiste: utilizzare ammoniaca diluita al 5% o alcool denaturato.

Inumidire con alcool denaturato.

Lasciare seccare poi passare con aspirapovlere o battimoquette.

Tamponare con acqua tiepida (max. 50 °C) poi shampoonare

Tamponare con acetone o con trielina. In alternativa, a gomma da masticare essicata, trattare con gas ecologico freddo e rimuovere.

Levare il più possibile tamponando con carta assorbente, poi tamponare con una soluzione al 30% di alcool denaturato e 70% di acqua, in seguito shampoonare.
Il succo di limone può dare ugualmente buoni risultati di smacchiatura.

Shampoonare, poi tamponare con ammoniaca diluita al 5% o con alcool denaturato. E la macchia persiste: utilizzare percloretilene (1) o alcool etilico.

Applicare alcool etilico o utilizzare percloretilene (1). Se la macchia persiste: utilizzare ammoniaca diluita al 5% o alcool denaturato.

Utilizzare ammoniaca diluita al 10% ed in seguito percloretilene (1). Shampoonare se necessario.

Tamponare con acqua tiepida (max. 50 °C). Se la macchia resiste: usare alcool etilico o percloretilene (1).

Tamponare con ammoniaca diluita al 5%.

(*): i prodotti da impiegare e le modalità di intervento sono da considerarsi meramente esemplificativi. Consigliamo sempre di provare la modalità di smacchiatura prescelta in una zona nascosta della superficie, e di ridottissime dimensioni, al fine di verificare la tenuta del colore della superficie stessa. Non si risponde comunque per eventuali danni causati alle superfici trattate in conseguenza delle istruzioni sopraindicate. Per soluzioni di eventuali problemi specifici di smacchiatura consigliamo contattarci direttamente.
(1): percloretilene = trielina